Categorie
Note

Bufale e post verità, a Montagnana una serata “a colori” con l’Assostampa polesana

Siamo nel pieno dell’era della “Post verità”. Una notizia diventa convinzione comune pur essendo completamente o parzialmente falsa, essendo percepita e accettata dal pubblico come vera sulla base di emozioni, pregiudizi e sensazioni. E su di essa partono discussioni con valutazioni in grado di deviare le conoscenze e la capacità di discernimento dell’opinione pubblica. Lo scopo è di stimolare reazioni emotive scollegate dai fatti e di delegittimare le fonti deputate a fornire corrette informazioni. Il mezzo di realizzazione è il caos informativo. Strumenti principali di diffusione sono molto spesso i social per la velocità nel raggiungere miliardi di utenti nel mondo divulgando inganni o errori e per la difficoltà di far recepire nello stesso sistema smentite, rettifiche o precisazioni, fatalmente in ritardo.

Un tema delicatissimo al quale il Sindacato giornalisti Veneto presta una notevole attenzione con la “cura del vero” declinandola come una categoria culturale, una prassi professionale, un’attitudine politica e un obiettivo collettivo.

A fianco delle numerose iniziative del Sindacato, tra cui due corsi di Alta formazione in collaborazione con l’Università di Padova, l’Associazione polesana della stampa, delegazione provinciale del Sgv, si è attivata da anni per un’opera di conoscenza dei pericoli e degli inganni insiti nell’infodemia, il frastuono mediatico che ha reso indistinguibile troppo spesso il vero dal falso. Si è rivolta ai giovani di uno degli Istituti scolastici più frequentati, l’Itis Viola Marchesini di Rovigo. Una sintesi dei contenuti delle lezioni è stata portata nei giorni scorsi all’attenzione di un pubblico attento e numeroso a Montagnana, grazie all’iniziativa dell’Associazione “Montagnana a colori” dal titolo “Bufale e post verità, attenti ai lupi”. Ne hanno parlato Maurizio Romanato, fiduciario sindacale dell’Assostampa polesana, e la psicologa scolastica Federica Boniolo.

Il primo ha evidenziato come sia indispensabile agire contro le fake-news, mettendo a disposizione i mezzi per riconoscerle, allo scopo di limitarne la diffusione. Tutto ciò significa stimolare il pensiero critico, per distinguere il falso, le cosiddette bufale, dalla verità dei fatti. Quest’ultima si raggiunge con l’attenzione, la continenza lessicale e con le verifiche nel rispetto della deontologia professionale che richiama all’impegno l’intera categoria giornalistica. Collegamenti, contesti ingannevoli e manipolazioni sono all’ordine del giorno per ragioni politiche o economiche e solo un’educazione critica all’uso dei media e al lavoro nei media può essere un antidoto efficace alla disinformazione.

Federica Boniolo si è soffermata sui fattori psicologici insiti nel successo delle fake news: la tendenza ad accettare informazioni  in linea con le nostre convinzioni e a rifiutare prove contraddittorie, il rischio emotivo, la preferenza verso narrazioni semplici e superficiali che allontanano dall’accettazione di verità complesse. Nei social, inoltre, spesso chi attua la disinformazione agisce nell’anonimato, contrariamente a quanto accade nelle testate giornalistiche dove chi “sbaglia” ci mette la faccia ed è chiamato a risponderne.

Una persona “ignorante” è la preda preferita di ogni speculazione economica, politica e sociale. Comprendere le notizie false significa proteggere noi stessi e salvaguardare la democrazia. Sulla disinformazione e sulla devastazione culturale prosperano infatti populisti, demagoghi, autocrati e tiranni di ogni specie.