PREMIO “UNA VITA DA CRONISTA”

ALDO COMELLO

Appassionato cronista di Padova, custode della storia e delle tradizioni patavine, ha pennellato con grande precisione, e spesso con ironia pungente (ma mai cattiva), personaggi e luoghi della città del Santo. All’ufficio stampa della Fiera negli anni Settanta, partecipa all’avvio del “mattino di Padova”. Passa alla redazione padovana de “Il Resto del Carlino”, poi a Rovigo e infine al “mattino”. Nel 1997, mettendosi con generosità al servizio dei colleghi, ha assunto la presidenza di Assostampa: di quella squadra facevano parte Sabrina Talarico, Maria Grazia Bocci, Mauro Pertile, Giovanni Baschieri, Daniele Carlon, Giuliano Doro, Gianfranco Natoli e Flavio Orati. Nel 2006 Aldo Comello è andato in pensione, ma non ha perso la sua penna felice. Che anzi, come il vino, migliora con il tempo.


ALDO COMELLO
di Claudio Baccarin


Nel volume sui 100 anni di Assostampa, Gigi Montobbio sottolinea il contributo che Aldo ha profuso all’ufficio stampa della Fiera, dove ha lavorato negli anni Settanta.
Assunto da Nino Berruti, diventa praticante il primo gennaio 1978 e partecipa all’avvio del “Mattino di Padova”. Aldo Comello diventa giornalista professionista il 12 marzo 1980. In quella sessione diventano professionisti, solo per citare alcuni colleghi di primo piano, anche Lillo Aldegheri, Paolo Coltro, Cesare Fiumi, Alfredo Mocci. Per dare un’idea di come sia cambiata, anche sociologicamente la categoria, allora in Veneto i professionisti superavano le trecento unità; oggi sono più di mille.
Nel giugno 1980 passa alla redazione padovana de “Il Resto del Carlino”, che il direttore Giovanni Spadolini aveva aperto nel dicembre 1957. Sono gli anni in cui Padova può contare su ben cinque quotidiani: oltre agli storici “Gazzettino e “Resto del Carlino”, sulla piazza troviamo anche “L’Eco di Padova” (nato il primo marzo 1978), “il mattino di Padova” (nato il 28 marzo 1978) e “Il Diario” dei fratelli De Michelis (nato nel settembre 1978).
“Carlino Padova” (“un salotto laico a due passi dal municipio, dal Pedrocchi e dal Bo) chiude il 5 giugno 1983: allora direttore era Tino Neirotti. Nel congedo si sottolinea che “la tecnologia ci è stata per certi versi nemica. Circola una battuta: il Carlino sarebbe il giornale più fotocopiato di Padova. Come dire che un contributo all’elaborazione e al confronto delle idee lo abbiamo fornito”.
Dopo qualche mese al “Carlino” di Rovigo, Comello torna a Padova al “Mattino”, allora diretto da Lamberto Sechi, che era stato chiamato dall’Editoriale Quotidiani Veneti di Giorgio Mondatori per il lancio del terzo quotidiano locale (dopo “Mattino di Padova” e “Tribuna di Treviso”, nati nel 1978): la “Nuova Venezia”. Redattore capo era allora Gianfranco Pierucci, vicecaporedattore Toni Grossi. Nel team dei capiservizio troviamo il sempreverde Stefano Edel, Roberto Foco, Antonio Garzotto, il neo-pensionato Renzo Mazzaro, Giancarlo Padovan e Gianadolfo Trivellato.
Nel 1997, mettendosi con generosità al servizio dei colleghi, Comello ha assunto la presidenza di Assostampa: di quella squadra facevano parte Sabrina Talarico, Maria Grazia Bocci, Mauro Pertile, Giovanni Baschieri, Daniele Carlon, Giuliano Doro, Gianfranco Natoli e Flavio Orati. In quell’epoca l’Associazione intervenne soprattutto sul versante delle emittenti televisive che nella sola provincia di Padova erano ben nove.
Nel 2006 Aldo Comello è andato in pensione, ma non ha perso la sua penna felice. Che anzi, come il vino, migliora con il tempo.
Appassionato cronista di Padova, custode della storia e delle tradizioni patavine, Comello ha pennellato con grande precisione, e spesso con ironia pungente (ma mai cattiva), personaggi e luoghi della città del Santo.

Basti pensare al servizio del settembre 2011 in cui dà l’addio alla storica trattoria “al Pero”.
“Gioacchino Bragato, scrive Comello, “ricorda di aver preparato la tavola anche a Dario Fo e Franca Rame, alla Proclemer, a Tino Carraro, a Giulietta Masina. Vi ha fatto sosta per un piatto di lasagne anche Mike Bongiorno. Il Pero era quasi il simbolo di quella Padova ‘città materna’ raccontata da Diego Valeri. Ora è scomparso, sbarrato, chiuso, svuotato, morto, ed è giusto così perché oggi il Pero sarebbe stato il simbolo di nulla, di una Padova che non c'è più”.
Memorabili, anno dopo anno, i suoi reportage di due manifestazioni che meglio di altre raccontano la patavinitas: la processione del Santo, il 13 giugno, e i fuochi di Ferragosto, in Prato della Valle.
Godibilissimi anche i pezzi di divulgazione scientifica, che riescono sempre a strappare un sorriso In un servizio del 10 gennaio scorso, in cui ha anticipato la consegna del premio Nonino a Peter Higgs e Fabiola Gianotti, definisce il bosone di Higgs “la particella subatomica più wanted di un fuorilegge internazionale”.
Grande appassionato della bicicletta, ha sovente offerto ai suoi lettori una prospettiva inedita di città sostenibile sui pedali. Non a caso lo scorso 27 febbraio gli è stato chiesto di moderare il convegno dell’Anci “Città a misura di ciclista: percorsi sicuri e promozione di una diversa mobilità”.
Nel 2009 Aldo viene chiamato a far parte dell’Ordine dei “Padovani Eccellenti” (Sine Mora ad Summa), all’interno del quale troviamo anche altri prestigiosi colleghi: Luigi Montobbio (1989), monsignor Alfredo Contran (1990), Walter Tuzzato (1990), Gaetano Rampin (1998), Gildo Fattori (2001), Giorgio Lago (2003), Nemo Cuoghi (2006), Giovanni Lugaresi (2007), Ugo Suman (2008), Remigio Ruzzante (2008), Maria Pia Codato (2009).
Per l’Ordine dei Giornalisti del Veneto ha fatto più volte parte della commissione chiamata a vagliare le prove di cultura generale degli aspiranti praticanti che non sono in possesso del diploma di maturità. Nell’ottobre 2012 è stato nominato membro supplente della centododicesima commissione dell’Odg per la prova di idoneità professionale per l’iscrizione nell’elenco dei giornalisti professionisti. Sempre nel 2012 ha prodotto un contributo per il libro “I veri ricchi di Padova. Donne, uomini, storie di volontariato”.
Comello sta inoltre partecipando al progetto dell’Ordine, guidato da Michelangelo Bellinetti, per una storia dei giornalisti veneti. E ancora lavora al libro che il Comune intende dedicare ai papiri di laurea. Chi meglio di lui?